giovedì 5 aprile 2012

Morgan Stanley: Fiore deposita esposto contro Monti a Procura di Trani

 
L' Onorevole Roberto Fiore, Segretario Nazionale di Forza Nuova, ha depositato questa mattina un esposto alla Procura di Trani chiedendo di aprire un'indagine contro il Presidente del Consiglio e Ministro dell’ Economia e delle Finanze ad interim Mario Monti, a proposito del bonifico di circa tre miliardi di euro effettuato dal Ministero del Tesoro a favore di Morgan Stanley il 3 gennaio scorso, poche settimane dopo il suo insediamento a palazzo Chigi. “Questo fatto oltre ad evidenziare lo sconcertante disinteresse del governo verso le categorie più in difficoltà, ha evidenziato la natura criminale e associativa di questo gruppo di potere e della sua evidente totale impunità” ha fatto sapere Fiore questa mattina in una nota “L'esposto mette in luce diverse ipotesi di reato: innanzitutto la connivenza fra Standard and Poor’s e Morgan and Stanley nell' operazione di "call the debt" che ha portato all’ obbligo di pagamento dell' ingente somma da parte dello Stato Italiano, in relazione alla pressochè certa dolosità e infondatezza del rating di S&P ( già oggetto di indagine da parte della Procura di Trani) sull 'Italia; la posizione del figlio di Monti, Giovanni, che ha ricoperto fino ad alcuni giorni prima del pagamento la carica di vice presidente di Morgan and Stanley e che dovrà informare i giudici sul ruolo che ha avuto negli eventi e se ha avuto una qualsivoglia influenza nell'operazione.” “Infine, non è da sottovalutare la natura del prestito, in pacchetto di derivati, prestati all' Italia nel 1994, grazie ad un'operazione pensata e voluta da Draghi ( al tempo anche lui in Morgan and Stanley) e che l' Italia ha dovuto urgentemente restituire all’ istituto americano con questa operazione. A questo proposito ricordiamo diversi pronunciamenti dei Tribunali italiani in materia di derivati, che stabilendo la natura fraudolenta di questo prodotto finanziario, hanno disposto il diritto di non pagarne gli interessi. Ricordiamo che il Comune di Milano ha appena ottenuto il risarcimento, da parte di un cartello di banche che aveva prestato pacchetti di derivati, di 450 milioni di euro. “Questo esposto mette in luce la natura della nuova oligarchia al potere. Dei suoi interessi, del suo modus operandi e della sua natura criminale. Forza Nuova intende dare inizio ad una campagna politicamente aggressiva nei confronti di Monti e dei suoi amici finanzieri, evidenziando la totale illegittimità morale del Governo Monti e dei partiti che lo sostengono.” Per Info: fiore@forzanuova.org

mercoledì 4 aprile 2012

Fiore (FN): " vogliamo la libertà dei nostri Marò"

 
Oggi 31 Marzo le associazioni d' arma si daranno appuntamento a Roma per manifestare contro il perdurare del fermo dei due maro' italiani. Da parte di Roberto Fiore, Segretario Nazionale di Forza Nuova, giunge il totale appoggio alla manifestazione. "Forza Nuova è accanto ai due marò e a coloro che manifesteranno oggi a Roma per la loro immediata liberazione" ha dichiarato Fiore, "i militari italiani stanno vivendo un momento di ingiusta umiliazione, grazie ad un governo, quello di Kebala, sospetto di connivenza storica con i pirati e di uno Stato quello Italiano che non ha nè la forza , nè l'autorità per difendere i nostri due militari". A proposito del fatto che i due militari svolgevano funzioni di pattugliamento per conto della Nato, Fiore ha proseguito "l'ultimo episodio di violenza in Afghanistan in cui alcuni soldati americani hanno massacrato 16 civili afgani assicurandosi però l' immediata fuga istituzionale in America, cozzano con l' atteggiamento della Nato nella vicenda dei marò italiani, dove si è scelto di abbandonare nelle mani di una giustizia partigiana la sorte di due militari". "I nostri soldati che continuano a morire in Afghanistan e a soffrire in India si chiederanno come i soldati romani ai confini dell' Impero - cosa fa Roma?. A loro rispondiamo che Roma è stata presa da un potere nemico che non a cuore l' Onore d' Italia" Per Info: fiore@forzanuova.org

venerdì 9 marzo 2012

Cospito (FN): "iva al 23 % un altro regalo del governo Monti"

 
I giornali di stamani annunciano l'arrivo degli aumenti e delle scadenze per pagare le nuove tasse introdotte dal governo Monti, il governo nominato da Napolitano su indicazione degli eurosquali di Bruxelles e dei padroni d'Oltreoceano. L'IVA, già aumentata al 21, passerà al 23 %. Entro il 16 giugno bisognerà versare l'acconto IMU a partire dalla prima casa, i lavoratori a reddito fisso già da questo mese vedranno la loro busta paga diminuire in virtù dell'aumento dell'IRPEF regionale e di un acconto del 30 % sull'addizionale comunale. Intanto i comuni preparano la TARSU, cioè la tassa sui rifiuti che lieviterà a piacimento delle amministrazioni locali, con una media del 7,5 %. Sommando le manovre del piduista Berlusconi a quelle della marionetta delle banche Monti, le associazioni dei consumatori calcolano che ogni famiglia media italiana dovrà assoggettarsi ad un esborso di 3.160 euro all'anno che arriverà a circa 4.000 con il previsto aumento dell'IVA previsto per ottobre. A questo salasso vanno aggiunti da un lato i rincari dei carburanti, del gas, della elettricità, i ticket sulla sanità, gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari, dall'altro i costi dovuti al mancato rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, il mancato aggiornamento delle pensioni, ecc. Quello che più fa specie e indigna in questo saccheggio delle poche risorse con le quali tante famiglie tirano avanti a malapena, non riuscendo spesso a raggiungere la fine del mese è che non solo si fanno ricadere sulla popolazione i costi degli errori commessi con la introduzione dell'euro, i costi delle scelte politiche sbagliate, i costi dei favori fatti alla Confindustria, dominata ormai da figli di papà totalmente inadeguati a portare avanti industrie e aziende ereditate come beni di famiglia, ma anche il sapere che questo fiume di denaro, non servirà a creare lavoro, a combattere la disoccupazione giovanile e il precariato, non verrà usato per migliorare i servizi pubblici, a curare il decoro urbano, a rendere più efficienti la sanità, la scuola, la giustizia. Questo denaro estorto con l'imposizione fiscale più alta d'Europa da un lato andrà a pagare gli interessi usurai contratti dai governi liberaldemocratici con il FMI e la BCE e con tante altre banche private, vedi la Morgan Stanley cui alla chetichella Monti ha versato oltre 2.700.000 milioni di euro il 3 gennaio scorso, dall'altro servirano a continuare ad assicurare gli stipendi d'oro e i privilegi ai parassiti di Montecitorio e di Palazzo Madama, a foraggiare il Quirinale e il ben tristo figuro che lo abita, a pagare emolumenti stellari ai boiardi di Stato e manager incapaci e falliti, a versare nelle casse dei partiti somme indescrivibili, ad ingrassare politicanti ladri e corrotti, sempre al centro di continui scandali come quello che sta svelando agli italiani il volto della Lega Nord, una banda di malversatori che preferisce depredare i cittadini servendosi delle istituzioni che amministra al pari della mafia. Tutti gli italiani si chiedono in questo momento quando finirà questa cuccagna, quando si riuscirà a rovesciare questo sistema di ladri e di delinquenti in doppio petto. E intanto una speranza attraversa la penisola, e cioè che divampi la rivolta popolare e che i forconi prendano il sopravvento. Noi condividiamo questo sogno e chiamiamo a raccolta tutti gli italiani perchè ci aiutino a trasformare questo sogno in una realtà che se sarà splendida per gli onesti, dovrà essere un incubo per chi ha portato il nostro paese allo sbaraglio svendendolo all'internazionale dei banchieri, degli usurai e dei massoni. Per Info: segreteria@forzanuova.org

giovedì 1 marzo 2012

Mobilitiamoci tutti contro il " Meccanismo Europeo di Stabilità" ( ESM).

 
 Dopo matura riflessione, invito i lettori ad aderire all’appello riportato qui: L’Italia non deve aderire all'ESM. Ecco la mozione. Scrivete in massa ai politici, parlamentari, ministri, eurodeputati, giornali, opinion makers in genere: è l’ultima possibilità di impedire la perdita definitiva e permanente della sovranità, o di quel che ne resta. Cancellata quella, finisce anche la libertà, una conquista che è costata secoli di lotte e sangue, e che i nostri figli e nipoti dovranno riconquistare con altre lacrime e sangue. La mozione da inviare ai politici è già nel sito palermitano (grazie per una volta, siciliani!), e basta scaricarlo. I dettagli del pericolo estremo li spiega molto bene la giovane economista Lidia Undiemi (che non conosco di persona) nel video; chi ha tempo, legga il materiale in pdf. Mi limito ad un sunto: i poteri finanziari stanno creando una entità finanziaria sovrannazionale sovraordinata non solo agli Stati, ma persino all’Unione Europea e financo alla Banca Centrale (BCE), che diverrebbe un’ausiliaria di questo «super-governo» di una qualità inaudita. Si tratta di un «governo dei creditori» contro gli Stati debitori che imporrà «rigori e austerità» per assicurarci che continuiamo a servire il debito. Nella neolingua anodina, questa entità è denominata «Meccanismo Europeo di Stabilità» (ESM), e nel linguaggio demagogico del professor Monti, «Fondo Salva-Stati» (1). Il suo vero nome è «Fondo Ammazza-Stati». Come dice benissimo la Undiemi, a questa entità gli Stati (sono 17, fra cui l’Italia) parteciperanno non come sovrani, ma «in qualità di soci e debitori»; e in qualità di debitori Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda riceveranno istruzioni su quali tagli, austerità e rigori applicare ai loro cittadini (sudditi) «al fine di ottenere la liquidità necessaria per evitare il default» (un default che sarebbe saggio fare subito)... Nell’ultimo «accordo», gli europei-creditori hanno imposto alla Grecia di inserire nella sua Costituzione una norma che dà assoluta priorità al pagamento del debito su ogni altro tipo di spesa pubblica: sanità, istruzione, pensioni comprese. Il destino che hanno riservato alla Grecia, commissariata dalla Troika, diventerà il nostro. Lo ESM avrà il potere di svuotare le casse degli Stati senza che governi, parlamenti e cittadini possano opporsi. Per sostenere un euro agonizzante e un sistema bancario che merita di subire le conseguenze del crack mondiale che ha provocato, comincia il saccheggio senza limiti e senza controllo democratico. Questo farà anche a noi lo ESM. Una dittatura dell’Usura sui popoli europei. Una dittatura permanente. Perchè, contrariamente al Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria che già esiste, e spirerà nel 2013, questo ESM viene dotato di poteri vastissimi; che potrà esercitare per sempre. Dotata della più totale impunità. Perché «nel trattato fondativo, si dichiara che l’ESM, il suo personale, i suoi dirigenti e i suoi beni, ‘godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione’», ossia nessuna magistratura potrà mai chiamarli in giudizio, qualunque magistratura europea. Anche la documentazione che l’ente produce durante le sue manipolazioni e i suoi affari, «non può essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca (...) derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative e normative». Il segreto più assoluto coprirà i suoi atti. Un simile livello di immunità supra legem, erano un tempo prerogative dei sovrani per diritto divino. Un tempo che si credeva del tutto passato. Invece, adesso le oligarchie ci restituiscono un monarca, il Re Usura. Anzi, è peggio. Perchè lo ESM non è una pubblica istituzione di qualche genere. È un ente privatistico che «opera come un qualsiasi istituto finanziario, eroga prestiti, si rivolge ai mercati finanziari» per raccolta di fondi, «ed ha come scopo il profitto». In pratica, funzionerà come una banca. Nonostante ciò, godrà di totale esenzione fiscale sui suoi profitti. Ed avrà poteri totali sugli Stati indebitati. E perchè mai un ente a scopo di lucro dovrebbe essere così totalmente insindacabile e superiore alle leggi di ogni Stato? Fino al punto di godere di totale esenzione fiscale? Soprattutto, perchè vuol essere dichiarato immune da ogni indagine giudiziaria in via preliminare? Evidentemente, ha in progetto di commettere azioni, che secondo i diritti vigenti in Europa, sono criminali. Probabilmente, ipotizza la Undiemi, si prepara così a svendere senza aste e concorsi i beni degli Stati e dei privati, con sequestri e pignoramenti e grandi «privatizzazioni», per darli agli amici suoi. Violerà i diritti di proprietà, o anche peggio.. Si sta realizzando quel mostro finanziario anticristico che potrà obbligare «tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. E nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia» secondo Apocalisse 13:16-18. Solo un ultimo ostacolo trattiene ancora questa Bestia: il trattato ESM, per entrare in vigore, deve essere ratificato dai parlamenti nazionali. Quello italiano non lo ha ancora ratificato. Non c’è dubbio che, se noi elettori non gli facciamo paura, ratificherà anche quest’ultimo tradimento. Il Parlamento attuale non ci ha risparmiato alcuno spettacolo della sua vergognosa bassezza, nessuno scandalo, nessuna esibizione di ladrocinio e di viziostà, di avidità e disonestà. È la propaggine residuale di una classe politica che ci ha portato a questa condizione di schiavi passo passo: aumentando il debito pubblico a livelli abnormi per ingrassare clientele; ratificando tutte le direttive eurocratiche che ci hanno privato della sovranità – la sovranità che gli avevamo delegato perchè la difendessero; abolendo anche da noi le norme che vietavano la commistione fra attività bancaria creditizia e speculativa; non opponendosi ad una globalizzazione che oggi mostra la sua faccoia devastatrice; è la classe che ci ha fatto entrare nell’euro al solo scopo di continuare ad indebitarsi, approfittando dei tassi d’interesse più miti. Tutte le volte avrebbe potuto dire un «no», opporsi, rallentare il processo; non l’ha mai fatto. Ed ora, dopo il disastro provocato, di fronte agli interessi aggravati (lo spread), questa classe politica ha auto-certificato la propria indegnità e incapacità, cedendo il governo a «tecnici», a cui per giunta presta la foglia di fico democratica, sostenendo questo governo nominato dalle oligarchie e dai tedeschi, con il voto parlamentare. Una maggioranza parlamentare mai vista, e concordemente bipartisan. Questa classe politica si adatta benissimo la sua nuova, vergognosa condizione di traditrice della nazione; la perdita della sovranità non la angoscia; conta di sopravvivere coi suoi emolumenti e prebende appunto nella nuova veste di votatrice automatica dei salassi e dei saccheggi che Monti esegue su ordine del supergoverno anonimo e pignoratore che si chiamerà ESM. Proprio in queste settimane, la cricca parlamentare sta accordandosi dietro le quinte per confezionare una legge elettorale proporzionale, il cui solo scopo è di garantire a se stessa di sopravvivere alla propria inutilità certificata, di continuare ad esistere e a ricevere le prebende a dispetto della fine della democrazia e della sovranità popolare. Dovrà solo votare per qualcosa che si avrà cura di nascondere all’opinione pubblica sotto il gergo anodino della flaccida dittatura eurocratica: «Modifica dell’articolo 136 del Trattato sul Funzionamento della UE». E la Bestia si leverà torreggiante su di noi. Bisogna far paura a questi servi. Avvertirli che nessuno di loro – nessuno di coloro che oggi occupano un seggio nelle due Camere – sarà mai più votato. Bisogna scrivere ai giornali, esigere che rompano il loro complice silenzio sulla reale natura dello ESM. Naturalmente, tutti i complici e i disonesti saranno lì a giustificare la cessione di sovranità invocando la «situazione obbiettiva» di enormi debitori che devono elemosinare il denaro ai «mercati»; implicheranno che la sovranità è un lusso che non possiamo più permetterci – come il posto fisso, salari decenti e assistenza sanitaria. Invocheranno la «forza maggiore». Tutte balle. Recentemente, in una conferenza a Roma, m’è capitato di rievocare un caso (l’unico) in cui la sovranità italiana fu vittoriosamente difesa a dispetto di una «situazione obbiettiva» infinitamente più tragica dell’attuale, una economia bombardata, una penuria di mezzi che riduceva le capacità di reazione quasi a nulla, e la pesante tutela di una potenza europea rigida e spietata che ci stava sul collo. È un esempio estremo, politicamente scorretto, impronunciabile: la Repubblica Sociale Italiana. Certo non era facile affermare la sovranità diuna repubblica creata dal nulla dai tedeschi, bisognosa del loro appoggio, nella condizione della disfatta, in un piccolo territorio di un Paese già largamente occupato (liberato) dagli Alleati, e per di più travagliato dalla guerra civile. Che potevano fare i ministri di quella repubblica prossima a sparire nel sangue (durò infatti venti mesi), se non adeguarsi alla condizione di Stato-fantoccio del tedesco, e pensare intanto a salvare la pelle propria, il proprio futuro, a mettere in salvo le famiglie? Ebbene, non andò così. Un mese dopo la sua nomina, il ministro delle Finanze di quello Stato evanescente come il fumo, Domenico Pellegrini Giampietro (un napoletano), ingiunse ai tedeschi di ritirare immediatamente dalla circolazione i «marchi d’occupazione» (Reichskreidit Kassenscheine) con cui le truppe germaniche, ogni volta che entravano in una bottega a comprare le poche merci esistenti, commettevano di fatto un esproprio senza indennizzo (nel Meridione liberato, gli americani continuarono per anni a inondare il Paese della loro moneta d’occupazione, le AM-lire). Ma la RSI non era più territorio occupato, era un alleato: dunque le truppe germaniche favorissero adempiere ad ogni pagamento esclusivamente in lire italiane. E di cessare requisizioni e prelievi di fondi dalle nostre banche. Anzi, visto che c’erano lavoratori italiani nel Terzo Reich, Pellegrini Giampietro pretese ed ottenne il trasferimento in Italia dei loro risparmi. Frattanto, impedì il trasferimento del Poligrafico di Stato a Vienna; fece restituire buona parte dell’oro che la Wehrmacht aveva sottratto alla Banca d’Italia, e mise al sicuro le sue riserve d’oro e valute a Fortezza, dove gli americani le trovarono intatte nel ‘45 (2). Nello stesso tempo – e nonostante la repubblica dovesse versare ai tedeschi ogni mese 7 miliardi di lire come «contributo per le spese militari, fortificazioni, riattazione delle vie di comunicazione» –, il ministro riuscì a mantenere il potere d’acquisto della lira, anche con un ferreo controllo sui prezzi. Chi ha vissuto quei tempi al Nord, li ha ricordati, non senza motivo, come tempi di paura e di tessere alimentari da fame: ma i dati dicono che al Nord, nel periodo, gli alimentari rincararono del 50%, mentre nel Meridione liberato, del 400%. E la repubblica di Salò riuscì ad aumentare la razione di pane nei mesi invernali. La stampa di carta moneta fu oculatamente controllata: dei 137,8 miliardi autorizzati, ne stampò 110,9. Il Nord dunque non conobbe l’inflazione galoppante del Sud, dove infuriava inoltre il colossale mercato nero (alimentato dai surplus americani), la prostituzione per scatolette, sigarette e calze di nylon, la criminalità impunita e la fame – talchè si può dire che il collasso morale di Napoli, divenuta capitale del malaffare, risalga a quella «liberazione». Con un introito fiscale devastato dalle distruzioni e dalla povertà (ma nei primi mesi del ‘45 Pellegrini Giampietro era riuscito ad aumentare il gettito a 2 miliardi al mese), ebbe perfino la capacità di restituire il valore di parità ai titoli di Stato (che dopo l’8 settembre erano crollati al 30% del loro valore facciale). Come fece? Personalmente non so. Ma forse una cattedra alla Bocconi, tralasciando lo studio delle meraviglie speculative di Wall Street e della City, potrebbe dedicare un «master in political economy» per capire i segreti della finanza pubblica in condizioni finanziarie ed economiche disperate, la scienza in cui Pellegrini Giampietro si rivelò maestro. Il materiale documentale c’è: il ministro repubblichino riuscì a pubblicare, per l’esercizio finanziario, 1944-45, regolari bilanci di previsione e consuntivi, regolarmente pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale. Vi si può constatare che le entrate dello stato di Salò (386,8 miliardi) superarono le uscite (359,6), configurando dunque un attivo di bilancio di quasi 21 miliardi. Sarebbe istruttivo apprendere come ci riuscì. La cosa stupì anche gli americani. Il senatore Victor Wickersham, venuto a visitare le macerie d’Europa, dichiarò nell’agosto del ‘45: «La situazione economica dell’Italia settentrionale (quella su cui aveva governato la RSI) è molto migliore non solo rispetto alle altre regioni dell’Italia meridionale e centrale (quella occupata da loro), ma anche in confronto ad altri Paesi europei in precedenza visitati dalla Commissione di controllo... Germania, Olanda, Norvegia, Belgio e certe zone della Francia». (Il Popolo, 25 agosto 1948) (3). E non si creda che l’affermazione della sovranità in qualche modo venisse da sè, fosse accettata con legalistico scrupolo dai tedeschi. No, ogni vittoria fu strappata dal piccolo (di statura) Pellegrini Giampietro in aspri confronti con l’ambasciatore Rahn, che si sentiva ovviamente il governatore della colonia, e finì per aver quasi paura di quel «neapolitaner» che si opponeva punto per punto con incredibile competenza e oratoria, che per ogni «contributo» che gli dava, li obbligava a firmare protocolli in cui si riaffermava la sovranità monetaria dello Stato, che i tedeschi dovevano riconoscere, quindi, nero su bianco. I tedeschi provavano continuamente a smantellare le industrie esistenti e trasferirle in Germania, a mettere le mani sull’oro pubblico, i comandi della Wehrmacht facevano requisizioni, sentendosi in diritto dato il «tradimento» di questo popolo di traditori. Si doveva ad ogni istante, con tutte le forze ed anche senza aver forze reali, lottare contro il disprezzo che trasudava da ogni azione e parola dell’«alleato», ahimè giustificato. No, non fu certo facile. Pellegrini era in qualche modo un tecnico, ma lo sosteneva qualcosa d’altro: coraggio personale e amor di Patria (4), entrambi inflessibili. Due cose che la Bocconi non insegna. Due cose che i politici non hanno mai considerato necessarie ai loro successi. Per gente così, esiste sempre la «forza maggiore». NOTE -------------------------------------------------------------------------------- 1) Occorre constatare che persino in demagogia il professor Monti supera di gran lunga il Berlusconi. Tronca le pensioni e aggrava le tasse, e chiama il decreto «Salva-Italia». Non fa nulla per stroncare i parassitismi, se non un tentativo di disciplinare i tassisti, e chiama questo nulla «liberalizzazioni», anzi «Cresci-Italia». Quando impapocchia le sue «riforme», e le sue «liberalizzazioni», Monti e il suo governo tecnico stanno attentissimi a non toccare, nemmeno sfiorare, i gangli maggiori dei parassiti pubblici, vera causa del debito. Per esempio, si veda la furbesca «lotta» ingaggiata coi sindacati per l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ciò che rende illicenziabili i fannulloni, gli assenteisti cronici e i ladri in azienda, non è in sè l’articolo 18: è il modo in cui lo interpreta la magistratura del lavoro, che continua a fare la Rivoluzione e la Lotta di Classe dai palazzi di giustizia, imponendo il reintegro dei suddetti ladri, assenteisti e fancazzisti. È quella che andrebbe abolita. Monti lo sa benissimo. 2) Intanto il ministro dell’Economia Corporativa, Angelo Tarchi, sventava i ripetuti tentativi dei tedeschi di trasferire gli impianti industriali del Nord nel Reich, con la plausibile scusa ce qui erano esposti ai bombardamenti. Già ANIC e Montecatini ed altre erano state trasferite. Il ministro Tarchi riuscì a far firmare ai tedeschi un accordo in cui questi garantivano la restituzione degli impianti il loro ripristino, la sostituzione (se necessario) con complessi di uguale potenzialità e caratteristiche nell’ipotesi di distruzione, con spese totali a carico del Reich, oltre alla restituzione di materie prime asportate, prodotti semilavorati e la fideiussione della Deutsche Bank secondo le norme previste dalle convenzioni (...). Sulla base di tale accordo, il governo della RSI emanava in data 31 maggio 1944 un documento (numero 340) che sanciva la competenza italiana in materia di politica industriale con valutazione degli impianti produttivi, per quanto atteneva alla loro capacità industriale, sulle materie prime, per la loro entità e quantità, sull’utilizzazione degli impianti in relazione alle commesse belliche, per le necessità civili, l’impiego della mano d’opera e le controversie relative in materia di tutela e decentramento degli impianti nel nord Italia (http://www.italia-rsi.org/uomini/giampietropellegrini.htm). 3) Dopo la «liberazione», il governo italiano antifascista (Bonomi) nviò nel Nord il ministro del Tesoro Marcello Soleri a constatare quel che aveva lasciato il collasso della Repubblica Sociale. Soleri riconobbe: «L'importo della circolazione monetaria durante la RSI, è risultato notevolmente inferiore all’andamento previsto, poiché il governo repubblicano ha fatto più largo ricorso al debito fluttuante (...). Sono stati stampati e messi in circolazione soltanto lire 110.881.000.000 sul totale di lire 137.840.000.000 autorizzate. Tutto ciò è abbastanza confortante (...). Tali situazioni economiche-fìnanziarie, malgrado il protrarsi dell’occupazione tedesca, sono risultate meno disa-strose di quanto si temeva, cosicché gli oneri previsti per la ricostruzione, rimarranno limitati in misura inferiore a quanto previsto e la ripresa della produzione industriale dell’Alta Italia potrà essere rapida...» (confronta Il Globo numero 104 del 6 giugno 1945). 4) Il patriottismo di Pellegrini Giampietro fu riconosciuto da un testimone sorprendente: la Corte di Cassazione dell’Italia antifascista, che ovviamente processò il ministro di Salò con l’accusa di collaborazionismo. La Corte lo definì un «protagonista della difesa del tesoro nazionale», riconobbe che la sua opera aveva impedito che il Nord-Ialia «divenisse completa preda dei tedeschi», e concluse nella motivazione della sentenza di assoluzione: «La sua opera fu ispirata ad amor patrio, non già ad asservimento al nemico, tanto più meritevole in quanto svolta fra pericoli d’ogni genere». Nonostante l’assoluzione, Pellegrini Giampietro andò in esilio, prima in Brasile, poi in Argentina e Uruguay, dove fondò banche e diresse giornali, e dove la morte lo prese il 18 giugno 1970. Era nato nel 1899, adolescente aveva combattuto volontario nella Grande Guerra (era un «ragazzo del ‘99»), e poi nella guerra di Spagna. Autore Maurizio Blondet.

venerdì 10 febbraio 2012

Noi non scordiamo l’olocausto del popolo istriano.



 Almeno ventimila persone, negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito. E, in gran parte, vennero gettate (molte ancora vive) dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le “foibe“.
A sessantacinque anni di distanza vogliamo far conoscere questa tragedia italiana a chi non ne ha mai sentito parlare, a chi sui libri di scuola non ha trovato il capitolo “foibe“, a chi non ha mai avuto risposte alla domanda “cosa sono le foibe?“.
Vogliamo ricordare, a chi già conosce la storia delle foibe, ai figli e ai nipoti di chi dalle terre d’Istria e di Dalmazia è dovuto fuggire, cacciato dalla furia slavo-comunista.
Vogliamo anche capire perchè, a guerra ormai finita, migliaia di persone hanno perso la vita per mano di partigiani comunisti e perchè, per sessant’anni, la storia d’Italia è stata parzialmente cancellata.
Guarda il video dell’esodo 2

domenica 5 febbraio 2012

Cospito (FN): "vergognose le dichiarazioni di Monti su giovani e lavoro"

"Il lavoro fisso, che monotonia, che i giovani si abituino a cambiare" Con queste parole Monti viene allo scoperto e mostra la sua distanza dai giovani e dal mondo del lavoro. Che la politica del governo Monti sia stata orientata sin dal primo momento a salvare le banche e a salvaguardare gli interessi dell'alta finanza è cosa chiara a tutti. La sua azione si è concretizzata essenzialmente nell'aumentare i costi dei carburanti, dell'energia elettrica, del gas, nell'emanare nuove tasse che stanno falcidiando e falcidieranno sempre di più gli stipendi dei lavoratori a reddito fisso, riducendo di giorno in giorno il loro potere d'acquisto. Nulla è stato fatto per salvaguardare il lavoro italiano, le delocalizzazioni infatti continuano indisturbate, nulla è stato fatto per limitare i danni della globalizzazione, ridiscutendo ad esempio il trattato di Maastricht o imponendo una riduzione delle importazioni nel nostro paese, nulla è stato fatto per incoraggiare gli italiani a preferire e a scegliere i prodotti nazionali, nulla è stato intrapreso per far fronte all'emergenza abitativa intervenendo in modo deciso nella giungla immobiliare, settore che ha contribuito in modo pesante al crollo dell'economia planetaria - come dimenticare la bolla speculativa e il fallimento delle banche americane come la Lehmann Brothers - nulla è stato intrapreso per dotare il nostro paese di infrastrutture ammodernate, capaci di impedire disagi come quello subito nella giornata di ieri dai passeggeri dell'Intercity Bologna Taranto, bloccati per sette ore da alcuni centimetri di neve nei vagoni senza riscaldamento ed esposti al gelo di questi giorni. Nulla è stato fatto per ridurre i costi della politica, i privilegi insopportabili di una classe parlamentare fatta di parassiti e manigoldi, ladri del denaro pubblico. Ieri poi, il Presidente del consiglio, sostenuto con la sua compagine governativa da Pd, PdL e FLI, quasi tutto il parlamento dunque, per non lasciare dubbi sulla sua formazione iperliberista, è venuto allo scoperto con le affermazioni riportate oggi da tutta la stampa quotidiana circa la cultura del "posto fisso". Monti ha dichiarato testualmente "il lavoro fisso, che monotonia, che i giovani si abituino a cambiare". Parole queste che, a parte il loro substrato ideologico, in un momento in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto la percentuale catastrofica del 31 %, mentre la precarietà di tanti lavoratori costituisce il dramma di tante famiglie, mostrano come al bravo cameriere del Bilderberg, all'uomo di Goldman Sachs, del destino del nostro paese glie ne importi un fico secco. Così pure la dice lunga il tentativo di abolire l'articolo 18 e gettare i lavoratori in pasto alle cosiddette ristrutturazioni aziendali. Se a questo poi si aggiunge il progetto del governo Monti di abolire il valore legale dei titoli di studio, creando laureati di serie A, cioè i ricchi che si possono permettere università come la Bocconi, e laureati di serie B, cioè i poveri che invece devono accontentarsi delle università pubbliche, magari anche non troppo distanti da casa perchè trasferirsi costa, la politica di Monti per i giovani è chiara e, se pure sostenuta dai partiti fredifraghi e corrotti, è sempre più distante, distante anni luce, dagli interessi dell'Italia e degli italiani. Nicola Cospito, Ufficio Politico FN Per Info: segreteria@forzanuova.org

lunedì 23 gennaio 2012

Forza nuova e i Forconi. Fiore: rieccoci. Grazie all'oscuramento dei media

intervista di Giuseppe Parente a Roberto Fiore
Onorevole Roberto Fiore, il mese di gennaio di questo 2012 si sta caratterizzando come inizio di una stagione di proteste, pacifiche nei modi, ma dure nei contenuti, in tutto il territorio nazionale, gli autotrasportatori di Forza d’Urto in Sicilia, i Forconi in diverse regioni del sud Italia, i tassisti, i pastori, gli agricoltori, persino gli edicolanti, dimostrando in maniera limpida, come parte del popolo italiano non accetta supino le politiche neoliberiste del governo Monti. Quale è il ruolo di un movimento come Forza Nuova, che si definisce opposizione nazionale in questo determinato momento storico?
Forza Nuova si sta approfittando del fatto che la grande stampa e la televisione hanno deciso di oscurarne da mesi tutte le attività. Questo ci ha permesso di lavorare silenziosamente lontano dai riflettori in quel mondo sociale fortemente penalizzato dagli ultimi governi la cui continuità nello stritolamento delle categorie è evidente. Il mondo della terra e quello dei padroncini e dei tassisti è filosoficamente vicino a FN.
La nostra analisi ideologica è che il mondo liberalmarxista (purtroppo esiste ancora questa categoria) odia quelle categorie e le vuole morte, mentre noi vediamo in queste categorie, nella protezione dei corpi intermedi, nella rinascita del mondo della terra in particolare, il cuore della prossima Rivoluzione.

Avrò svolto decine di riunioni con agricoltori, camionisti e tassisti, abbiamo fatto assieme manifestazioni, azioni, abbiamo creato fra di noi un forte cemento ed un legame, che grazie alla disattenzione mediatica e alla latitanza delle sinistre, oramai non può essere né sciolto né vanificato.
Infine noi abbiamo la nostra proposta regina per la crisi e per queste categorie in difficoltà: la Moneta di Popolo. Anche in questo caso la sinistra, salvo qualche eccezione, non capisce, il sistema non ne puo' parlare perché la forza di questa tesi è disarmante e noi procediamo di città in città nella conquista di cuori e cervelli. Negli ultimi cinque giorni ho parlato di questo tema di fronte a centinaia di persone a Cremona e Chieti.
Nell’articolo pubblicato oggi su “Il fatto quotidiano” intitolato : La Polveriera dei Forconi, estrema destra, mafia e massoneria dietro la rivolta dei tir, firmato da Giuseppe Lo Bianco, lo storico Giu-seppe Casarrubea invita a non sottovalutare la protesta affermando : in momenti di crisi in Sicilia, affiora sempre il ribellismo incontrollato che ha modalità e finalità di destra, a volte estrema, e an-che la Digos, vede dietro le quinte della protesta, al momento pacifica agitarsi esponenti di Forza Nuova insieme ai volti vecchi della peggiore politica siciliana delle clientele e degli scambi di voto. Come rispondi a questi attacchi portati dal quotidiano il Fatto?
I tentativi ridicoli del Fatto quotidiano non possano fermare un processo oramai ineluttabile.
Avvicinarci alla mafia ed alla massoneria è ridicolo e conferma che certa sinistra è indietro di 30 anni nelle proprie analisi: meglio cosi, brancolano nel buio e non capiscono nulla.
Tutti sanno che abbiamo candidato un vero campione della lotta alla mafia come Basile al Comune di Palermo o lottiamo a 360 gradi con un altro combattente dell' antiusura e dell' anti mafia come Manzi.
Tutti sanno che consideriamo la massoneria inimica vis e vero potentato da distruggere, con essa non abbiamo mai trattato ne mai compromesso.
Nell’articolo de il Fatto quotidiano, si afferma che al movimento Forza Nuova piace molto un leader della rivolta dei Forconi, Martino Morsello, negli anni 80 assessore al comune di Marsala sotto le insegne dell’allora Partito socialista Italiano : quali sono i rapporti che Forza Nuova ha con Martino Morsello, ed in particolare vorrei sapere se è vero, come afferma il Fatto quotidiano, che esiste un rapporto di lavoro in corso tra Antonella Morsello ed il movimento di Forza Nuova.
Martino Morsello è il leader naturale dei Forconi. Con lui c'è un rapporto di stima, è noto che sia interventuto al nostroCongresso e sua figlia è una militante attiva del Movimento. Nulla da nascondere, nulla da interpretare.
Certo che anche qui i nostri detrattori avrebbero capito qualcosa in più se fossero venuti al nostro Congresso. Un Congresso che ha visto 10 delegazioni straniere e personaggi di tutti i settori parlare di un Italia che non muore e che emergerà combattiva nei prossimi mesi.

venerdì 13 gennaio 2012



Campagna tesseramento Forza Nuova 2012
Con il tesseramento puoi diventare parte fondante dell’unico movimento politico italiano che si batte per gli Italiani! Noi, come te, abbiamo nel cuore quei valori che l’attuale sistema politico sta tentando di spazzare via:
l’identità del nostro popolo, la tradizione che lo distingue, il futuro che gli deve appartenere.
La tessera è il primo passo per vivere con noi questa grande e sacrosanta battaglia politica.
Il tuo segretario di sezione è a disposizione per farti conoscere il nostro mondo: se lo vorrai potrai fare politica attiva con noi, contribuendo attivamente a migliorare il futuro della nostra Patria!

mercoledì 4 gennaio 2012



FORZA NUOVA RIUNISCE IL COORDINAMENTO PROVINCIALE DI AVELLINO
Dopo il congresso nazionale svoltosi a Tivoli agli inizi di dicembre, il movimento politico di Forza Nuova anche ad Avellino si riunirà in un coordinamento provinciale in previsione delle iniziative politiche da svolgere e per un migliore radicamento nel territorio della provincia.
“In contrasto con i poteri forti di questa classe politica che ha gettato l’intero paese nell’attuale crisi generale e la provincia di Avellino in una delle più povere tra quelle italiane, per gli ultimi posti raggiunti per vivibilità, occupazione e servizi pubblici, la Federazione si riunirà presso i locali della propria segreteria giorno 8 gennaio alle ore 17:00 in Montella (AV) alla Via Piazzavano 15 ″ scrivono in un comunicato stampa i responsabili cittadini del movimento che invitano alla partecipazione tutti i militanti e simpatizzanti presenti in provincia. "La sezione di Montella fungerà da segreteria provinciale in attesa della prossima apertura delle sezioni di Cesinali e Villamaina. In cantiere iniziative per le amministrative a Solofra, città della concia, ed Avellino città"
Accomando Gaetano
Responsabile FN provincia di Avellino

sabato 24 dicembre 2011

CARI SIMPATIZZANTI,ADERENTI E MILITANTI,FORZA NUOVA MONTELLA AUGURA A TUTTI UN FELICE E SERENO NATALE E UN 2012 RICCO DI SODDISFAZIONI.
     LE ATTIVITA' DELLA SEZIONE RIPRENDERANNO DOPO LE FESTIVITA'

COL TUO CONTRIBUTO, MILITANTE E CONCRETO,DARAI LA POSSIBILITA' A FORZA NUOVA DI PERSEVERARE NELLE BATTAGLIE SOCIALI E IDENTITARIE CHE DA SEMPRE LA CONTRADDISTINGONO DA QUALSIASI ALTRO MOVIMENTO O PARTITO POLITICO DELLA DESTRA RADICALE.
COME BEN SAI FORZA NUOVA NON RICEVE ALCUN TIPO DI CONTRIBUTO ELETTORALE STATALE E LE SUE LOCALI SEZIONI SPARSE SUL TERRITORIO SI REGGONO ESCLUSIVAMENTE ATTRAVERSO IL SACRIFICIO DI UOMINI CHE VEDONO NELLA POLITICA NON UN MESTIERE MA UNA MISSIONE.
"NON ESSERE CONSIDERATO SOLO UN NUMERO,E DA OGGI...CONTA ANCHE TU!"